SAN NAZARIO

Santo Nazaro, S. Nazario. Università autonoma fino alla sua aggregazione al Comune di S. Mauro la Bruca (2 km). Da Salerno 105 km.

Il borgo è una frazione del comune di San Mauro La Bruca, dal quale dista appena 1 Km. È situato in una zona circondata da uliveti e piante tipiche della macchia mediterranea. La sua origine risale all’XI secolo ed è attribuita all’Abate di Monteccasino, Richerio che fondò un monastero andato distrutto nel corso del tempo. La produzione della pergamena è una tradizione appartenente ai monaci che riuscivano a produrre la cartapecora grazie alle acque del fiume Brulara che scorreva vicino alla chiesa del paese.

La zona è anche ricca di antichi mulini ad acqua difatti il sentiero percorribile lungo il fiume è detto proprio “sentiero dei mulini”. Il percorso naturalistico  è di notevole interesse anche per via di reperti molto antichi rinvenuti proprio vicino al fiume e risalenti all’età del ferro.

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

CHIESA DI SAN NAZARIO

ANTICO MULINO RESTAURATO

RESTI ANTICO MULINO

RESTI ANTICO MULINO


 Santo Nazaro, S. Nazario. Università autonoma fino alla sua aggregazione al Comune di S. Mauro la Bruca (2 km). Da Salerno 105 km.

Il monastero di S. Nazario, culla della Congregazione nilana, è senza dubbio il più importante tra tutti i monasteri italo-greci sorti nel territorio dell'odierno Cilento. Nella Vita di S. Nilo juniore, capolavoro dell'agiografia calabrese, si apprende che proprio in quel cenobio si recò intorno al 940 Nicola da Rossano per vestirvi l'abito monastico.

L'origine di questo cenobio, che per economia di lavoro non possiamo qui ricostruire, fu erroneamente attribuita dall'Antonini e da qualche autore più recente a monaci del cenobio di S. Mercurio di Roccagloriosa, mentre è provato che essa risale ad asceti provenienti dal Mercurion dei confini calabro-lucani, sede, nel X secolo, di una fiorente eparchia monastica italo-greca. Si spiega così la presenza a S. Nazario del giovane patrizio di Rossano che, per essersi rifugiato in un monastero dell'eparchia, aveva provocato le rimostranze della moglie e dei parenti nonché l'intervento dello stratega bizantino. Costui minacciò che «sarebbe stata tagliata la mano» a chiunque avesse osato tonsurarlo. Per evitare complicazioni il futuro S. Nilo partì verso «un altro dominio nella regione dei Principi» longobardi di Salerno. Il cenobio di S. Nazario non era molto distante da Celle di Bulgheria, colonia slava da cui Roberto il Guiscardo traeva non pochi mercenari, né dal monastero di Cuccaro. Più lontano si trovava il monastero di Rofrano (12 km), ove la tradizione vuole che S. Nilo vi avesse fondato una chiesa dedicata alla Vergine, detta poi di Grottaferrata.

Nei pressi del cenobio al di là del «fiume della Badia», sorge il casale. Sia dell'abbazia che del casale sappiamo ben poco fino ai primi del XIV secolo, cioè fino a quando documenti sicuri affermano che il luogo era nella giurisdizione spirituale del vescovo di Capaccio. Le notizie in nostro possesso non ci forniscono elementi sicuri circa il rito praticato nella chiesa di quel cenobio, sappiamo di certo che la decadenza dei monasteri italo-greci continuò sotto la dominazione angioina e aragonese, specialmente con il diffondersi dell’istituto della commenda. Nel '400, però, sacerdoti di rito greco officiavano a Ceraso e a Cuccaro.

Nel 1463 re Ferrante donò S. Nazario al genero Antonio Piccolomini, duca di Amalfi, poi escluso dalla donazione che costui fece a G. Battista Saracino.

Risulta che nel 1508 Berlingieri Carrafa vendette a Giacomo di Goffredo di Cuccaro la giurisdizione delle cause civili dei casali di S. Nazario ed Eremiti. Nella relazione del dr. Troise, compilata a Cuccaro, sui beni appartenenti al duca di Monteleone, si legge che il duca aveva fatto di S. Nazario ed Eremiti un suffeudo, poi venduto a Giovan Alessandro Loffredo. Il casale, però, era tra quelli venduti a D. Giacomo Zattara dal duca di Monteleone il quale, come patrono dell'abbazia, aveva il diritto e la potestà di nominare abate e rettore, oltre a possedere tutti gli altri diritti inerenti al patronato stesso.

Poiché Pio IV con bolla del 1564 trasferì S. Nazario ed Eremiti sotto la giurisdizione del Capitolo di S. Pietro di Roma, è da presumere che alla Badia, culla della Congregazione nilana, sia stato probabilmente riconosciuto un ruolo diverso.
Scrive l'Antonini che calando da S. Mauro la Bruca «verso Tramontana in basso luogo su di un fiumicello, viene il casale di S. Nazario. Ha buoni terreni per vari usi, e nel verno vi si fa abbondantissima caccia di tordi, e merli, che pasciuti fra quei mirtedi, sono di un soavissimo sapore, e stranamente grassi». Lo stesso autore, dopo essersi soffermato sulla fondazione del casale, da lui attribuito all'abate Richerio di Montecassino e aver accennato a un certo monaco (Nantaro) che avrebbe poi donato la cella da lui elevata all'abate anzidetto, indugia sull'arrivo colà di Nilo da Rossano. Conclude affermando l’infondatezza delle ipotesi che attribuiscono la fondazione del casale ad epoca successiva all'arrivo di S. Nilo nel luogo, mentre ritiene valida l'opinione di p. Lubin che ne attribuisce invece la fondazione ai seguaci di S. Basilio.

Festa di S. Nazario "Vadannaro"

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